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FSFE: l'Europa dovrebbe riconsiderare il concetto di "proprietà intellettuale"

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Per contribuire alla consultazione pubblica della Commissione Europea riguardante l'aggiornamento del sistema di regolamentazione della "proprietà intellettuale (IP)", la FSFE ha pubblicato il suo primo riscontro. Basandosi sulla sua esperienza a livello mondiale con il Software Libero, la FSFE richiama ad un sistema di regolamentazione più inclusivo e decentralizzato che permetta una sostenibilità della condivisione della conoscenza e delle risorse intangibili.

La Commissione Europea ha lanciato una valutazione sull'aggiornamento del sistema di regolamentazione europeo della "proprietà intellettuale" che riguarda il copyright, i brevetti, e i marchi registrati. Per contribuire ad una valutazione equa ed inclusiva, la FSFE ha preso posizione contro l'estensione del copyright, dei brevetti e dei segreti industriali. La FSFE ritiene che estendere il loro ambito di protezione non porti necessariamente ad innovazione, competizione e progresso. Invece, l'effetto di aumentare la materia brevettabile o tutelabile con il copyright potrebbe essere quello di incrementare l'ingiustizia, con l'innovazione impedita da un limitato accesso al miglioramento del sapere e da monopoli più forti, e di ottenere un ristagno piuttosto che il progresso.

La FSFE esorta la Commissione a mettere in discussione l'idea obsoleta che espandere i monopoli a discapito della conoscenza significhi più progresso, a considerare se le aziende europee avranno un reale beneficio con questi strumenti regolatori, e ad interrogarsi sull'attuale tendenza di estendere i monopoli concessi dallo stato sul software.

Puoi leggere il nostro contributo integrale qui sotto.

Una chiave d'oro posta sul tasto INVIO di una tastiera.
La legge sui brevetti, il diritto d'autore e le altre aree ad essi relative restringono l'accesso alla conoscenza e spesso creano monopoli temporanei che esercitano il potere privato su altre persone.

Contributo alla tabella di marcia sul "Piano d'azione per la proprietà intellettuale" della Commissione Europea

La Free Software Foundation Europe (FSFE) apprezza l'iniziativa della Commissione Europea (Commissione) di aggiornare il sistema corrente di "proprietà intellettuale (IP)". Tuttavia, mettiamo in dubbio la strategia della Commissione, che potrebbe portare ad una maggiore regolamentazione del sapere e delle risorse immateriali. La FSFE ritiene che sia possibile ottenere un ambiente per l'economia digitale più equo e più sostenibile solo cambiando l'attuale paradigma secondo il quale la fortificazione dei monopoli esistenti a discapito della conoscenza e la creazione di nuove barriere alla condivisione della stessa portino ad un progresso. Basandoci sulla nostra esperienza a livello mondiale con il Software Libero (anche chiamato Open Source), sosteniamo un sistema di regolamentazione più inclusivo e decentralizzato che permetta la condivisione sostenibile della conoscenza e delle risorse intangibili.

"Proprietà intellettuale" è un termine fuorviante

Dal 2001, la FSFE ha lavorato come un'organizzazione indipendente non a scopo di lucro per proteggere ed accrescere le libertà degli utenti tecnologici in Europa, coltivando la diffusione dei principi del Software Libero (anche conosciuto come Open Source) e l'adozione di soluzioni tecnologiche che promuovono l'innovazione, la competizione e la cooperazione basandosi sul diritto di usare, condividere, studiare e migliorare il software. La FSFE ritiene che il termine "proprietà intellettuale" sia ideologicamente carico e pericolosamente ignaro delle significanti differenze che esistono tra le molte aree del diritto che esso cerca di includere.

Troviamo quindi problematica la premessa generale di questa pubblica consultazione. La generalizzazione che il rafforzamento dei "diritti IP" debba condurre ad una migliore protezione dei lavori creativi e ad una economia più resiliente, più pulita e più digitale, non tiene in piena considerazione di come il diritto d'autore, la legge sui brevetti, la legge sui marchi registrati e i segreti industriali abbiano diversi ambiti di regolamentazione, che talvolta possono essere in conflitto. Non esiste un gruppo unificato di leggi identificato come “proprietà intellettuale”; queste leggi si sono originate separatamente, si sono evolute differentemente, coprono differenti attività, hanno ruoli differenti, e sollevano differenti questioni di politica pubblica.

Combinare il termine "diritti" con "proprietà intellettuale" conduce alla falsa idea che essi siano naturali ed inerenti alla nostra attività di esseri umani. Questo è però lontano dalla verità. Gli effetti della legge sui brevetti, del diritto d'autore e delle altre aree inerenti, sono per creare un monopolio temporaneo che esercita il potere privato sulle altre persone. I protagonisti del mercato monopolistico possono spesso beneficiare di una tale struttura, alle spese di una sana competizione e di altri interessi per il bene comune. La FSFE esorta quindi la Commissione ad utilizzare questa opportunità per esaminare gli effetti che si avrebbero utilizzando il termine "IP" e le sue attuali prevalenti definizioni nelle politiche UE, e l'impatto che ciò avrebbe nella creazione di una economia digitale che possa realisticamente raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Commissione nel sua iniziativa.

Coltivare il patrimonio e non i monopoli

Le problematiche globali sollevate dai brevetti, dal copyright, dai marchi registrati o dai segreti industriali, mostrano che è troppo semplicistico dire che ognuna di queste aree di diritto possa congiuntamente promuovere il progresso, la giustizia, l'innovazione sostenibile. Il concetto della gestione, della protezione e del rispetto dell'"IP" in Europa si è sempre basato sulla scuola di pensiero che "più protezione ed estensione dei diritti di proprietà intellettuale debba risultare in un più alto livello di innovazione, sviluppo e competizione". Ma i modelli di regolamentazione e gestione del Software Libero in tutto il mondo hanno mostrato negli ultimi 40 anni che permettere la condivisione nella società del più vasto ammontare di conoscenza è un regime sostenibile e più equo per coltivare il progresso e il patrimonio societario.

Il Software Libero ha rivoluzionato il modo in cui le persone interpretano e lavorano con il copyright, mostrando che un equilibrio tra la protezione e la condivisione della conoscenza può essere ottenuto in un modo più equo per le persone che dipendono da quei diritti per controllare le loro creazioni. Sono esempio di questo i regimi di licenza permissiva e copyleft, che permettono l'utilizzo, lo sviluppo, la condivisione e la vendita di software in modelli che rispettano gli interessi privati del detentore del copyright, come anche gli interessi collettivi degli altri di usare, ri-usare, e di sviluppare ulteriormente il software basato su questi diritti.

Estendere l'ambito di protezione dei brevetti, dei copyright, dei marchi registrati e dei segreti industriali non porta necessariamente ad innovazione e competizione, ma a monopoli più forti. La FSFE esorta la Commissione a considerare se le aziende europee avranno un reale beneficio con questi strumenti di regolamentazione, e quanti verrebbero estromessi dal mercato. I pacchetti di brevetti e le politiche di copyright restrittive sono diventate il privilegio delle più grandi società multinazionali, a discapito delle imprese più piccole. Affinché questa iniziativa sia pienamente efficace nel formare un più brillante futuro digitale, la FSFE ritiene che sia anche necessario un esame di come gli attuali regimi del copyright, dei marchi registrati e dei brevetti abbiano contribuito al consolidamento del mercato e dei monopoli, e se introducendo nuove leggi per controllare i grandi monopoli od oligopoli aiuterebbe a raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Commissione nella sua iniziativa.

Trovare il miglior compromesso tra diritto d'autore, brevetti e segreto industriale

Quanto equo, innovativo e sostenibile possa essere il futuro dell'economia digitale europea dipenderà da come i brevetti, il copyright e i segreti industriali verranno gestiti e fatti rispettare. La FSFE esorta la Commissione ad investigare come i brevetti, il copyright e i segreti industriali si intrecciano per influenzare il futuro dell'economia digitale. È impossibile esplorare le piene capacità di ogni sistema promuovendoli tutti assieme. Il software, una risorsa dalla quale dipendono così tante altre aree del sapere umano, è un lavoro dove il copyright, i brevetti e i segreti industriali possono essere applicati contemporaneamente. Mentre generalmente ogni lavoro concreto (ad esempio il diritto d'autore nella letteratura) è protetto, è possibile sottoporre i concetti fondamentali in un brevetto di ingegneria meccanica. Con il software è chiaro che incrementare l'ambito dei brevetti può decrementare la materia soggetta a copyright. Le capacità digitali collettive della società non possono quindi crescere bene se grandi aziende possono ancora limitare la società con i segreti industriali, anche – o specialmente nel caso di licenze copyleft del Software Libero – se le regole del copyright vengono relativizzate.

L'attuale sistema di regolamentazione per i lavori astratti non incoraggia necessariamente l'innovazione, ma piuttosto può avere l'effetto di fermare l'innovazione limitando l'accesso e i miglioramenti del sapere, specialmente per il software. Incoraggiamo quindi la Commissione ad impostare chiari obiettivi e strategie per i brevetti, il copyright, i marchi registrati e i segreti industriali, incorporando i principi dei diritti umani, l'equità sociale, e il patrimonio intellettuale. Nella pratica, noi riteniamo che una economia digitale fiorente richieda un approccio migliore e meno restrittivo per ognuno di questi sottoinsiemi regolatori. Per le aree relative al software, noi ci schieriamo a favore di un regime brevettuale più collaborativo eliminando i brevetti software, di regole di copyright più eque, di una gestione più equilibrata dei segreti industriali, come anche di un aumento del pubblico dominio.

Conclusione

Tutto sommato, la FSFE riconosce l'impegno della Commissione nell'aggiornare l'attuale sistema di regolamentazione in un ambiente più equo per l'economia digitale. Riconosciamo ciò come un'opportunità per mettere in discussione l'idea obsoleta che estendere i monopoli a discapito della conoscenza significhi più progresso, e ad interrogarsi sull'attuale tendenza di estendere i monopoli concessi dallo stato sul software. Il modello di regolamentazione e gestione del Software Libero rappresenta uno dei migliori esempi che la Commissione può prendere per approfondire la propria comprensione di come i nuovi modelli basati sulla condivisione della conoscenza siano fondamentali per una società più innovativa, equa e socialmente giusta.

Qui puoi trovare il riscontro che è stato inviato.