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Rimborso Windows preinstallato: Lenovo deve pagare 20'000 euro di risarcimento

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In una sentenza storica relativa ad una causa iniziata dal sostenitore della FSFE Luca Bonissi, Lenovo è stata condannata a pagare un risarcimento di 20'000 euro per aver tenuto una condotta prepotente, negando il rimborso della licenza di Windows. Con un gesto motivante per la causa del Software Libero, Luca ha anche donato 15'000 euro alla FSFE.

Tutti sappiamo quanto sia frustante acquistare un nuovo computer e realizzare che vi è installato un sistema operativo proprietario. Alcune aziende hanno cambiato queste politiche scorrette e hanno instaurato chiare procedure affinché i consumatori possano ottenere il rimborso delle licenze del software che non desiderano utilizzare. Purtroppo, alcuni produttori di computer, come Lenovo, rendono l'ottenimento del rimborso molto difficile per i consumatori, costringendoli a far valere i propri diritti solo attraverso dispendiose ed estenuanti cause legali. Questa è la storia di successo di Luca Bonissi, uno sviluppatore italiano ed un sostenitore e volontario di lunga data della FSFE, nella sua tenace impresa per ottenere il rimborso della licenza Windows, e di come Lenovo sia stata condannata a pagare 20'000 euro per la sua condotta illecita tenuta durante i procedimenti giudiziari.

Lenovo e Windows preinstallato: abuso di posizione dominante e danno al consumatore

Dovrebbe essere scontato poter affermare che ognuno debba essere libero di scegliere il sistema operativo da installare sul proprio personal computer. Il Software Libero serve a garantire alle persone la libertà di scegliere il software che desiderano e, di conseguenza, di rifiutare il software che non rispetta la loro libertà. Ma Microsoft e la stragrande maggioranza dei produttori hardware disonorano questo principio imponendo ai propri clienti il sistema operativo da utilizzare, costringendoli ad usare Windows anche quando semplicemente non vogliono farlo.

A marzo 2018, Luca ha comprato un nuovo tablet Lenovo Ideapad convertibile sul quale non voleva utilizzare Windows. Ha quindi contattato Lenovo per la restituzione e il rimborso del Windows preinstallato. Ne è seguita una vera e propria impresa legale e burocratica durata anni, con diverse cause, e con molta tenacia e determinazione da parte di Luca.

Due anni, due cause legali e molti soldi spesi - tutto per una licenza di 42 euro

Dopo aver visto la propria richiesta respinta da Lenovo per due volte in modo pretestuoso, Luca ha provato a segnalare l'accaduto all'Agenzia Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Vista la mancanza di riscontri, Luca ha quindi deciso di intraprendere un'azione legale contro Lenovo.

Dato il basso valore della licenza di Windows Home, Luca ha potuto iniziare la causa innanzi al Giudice di Pace personalmente, senza avvocato. Ma, di fronte all'aggressiva difesa di Lenovo, Luca ha dovuto chiedere aiuto ad un legale. A giugno 2019, il Giudice di Pace di Monza ha riconosciuto il diritto al rimborso di Luca ed ha condannato Lenovo al pagamento di 42 euro per la licenza Windows e 130 euro per le spese legali.

Lenovo ha ritenuto la suddetta sentenza errata in ogni sua parte. L'azienda ha quindi tirato fuori "l'artiglieria legale pesante" e, in un documento di 59 pagine, ha proposto ricorso in appello con 15 motivi di impugnazione, con i quali si intendeva ottenere una completa revisione della sentenza. Le spropositate e complesse argomentazioni di Lenovo hanno nuovamente obbligato Luca a difendersi in appello, sempre con l'assistenza di un avvocato. La richiesta di rimborso – che si sarebbe potuta risolvere con una semplice email se Lenovo si fosse comportata in buona fede – veniva ormai trascinata da più di due anni, ed è costata a Luca diverse centinaia di euro.

Conclusione: 20'000 euro di risarcimento per aver danneggiato il consumatore

Alla fine, nel dicembre del 2020, il Tribunale di Monza ha respinto tutte le motivazioni di Lenovo, confermando che il rimborso del software preinstallato è dovuto. La sentenza evidenzia che è lo stesso produttore ad essersi espressamente assunto questo obbligo proprio nella licenza di Windows. Ma non è tutto: in una decisione storica, il Tribunale ha inflitto a Lenovo un danno punitivo ("punitive damage") di 20'000 euro per aver abusato dello strumento impugnatorio. Lenovo ha costretto il proprio utente a replicare ad una documentazione assolutamente spropositata e non necessaria nel processo legale. Il Tribunale ha anche sottolineato che questo caso è esemplificativo della prepotenza e prevaricazione di un colosso commerciale nei confronti di un modesto consumatore. Secondo la legge italiana, la somma deve essere versata a Luca, come risarcimento del danno da responsabilità processuale aggravata.

Questa sentenza è una grande vittoria contro le questionabili pratiche commerciali delle aziende high-tech che impediscono al consumatore di ricevere il rimborso del software proprietario preinstallato. Ma il prezzo da pagare per vedere rispettati i propri diritti è ancora alto, come ci ricorda Luca:

«Sebbene il rimborso sia stato riconosciuto, cercare di ottenerlo può essere economicamente svantaggioso per i consumatori. Gli alti costi di lite e i relativi rischi, in considerazione del valore molto modesto della causa, costituiscono un forte deterrente che, di fatto, impedisce l'ottenimento del rimborso di Windows preinstallato. Considerando che il normale consumatore non possiede le competenze tecniche e legali per affrontare una causa del genere senza avvocato, e che il produttore potrebbe trascinare la causa per molti anni, sarà molto improbabile che qualcun altro se la senta di far causa a colossi dell'informatica, a meno che sentenze come quella del Tribunale di Monza portino i produttori a conformarsi al rispetto del loro contratto di licenza d'uso predisponendo adeguate modalità di rimborso».
Pugno di protesta e un computer

Ciò che è stato tolto al Software Libero è tornato al Software Libero

Per decenni, i produttori dei computer, includendo nei loro dispositivi una licenza Windows, hanno artificialmente aumentato il costo dell'hardware per gli utenti GNU/Linux con un pagamento obbligatorio a favore di Microsoft. Come si è potuto vedere, produttori come Lenovo non rispettano le clausole scritte da loro stessi e rendono praticamente impossibile per gli utenti ottenere il rimborso delle licenze Windows non utilizzate. La miglior cura rimane sempre la prevenzione. Si consiglia agli utenti di comprare hardware da fornitori che offrono computer con Software Libero o che lo vendono direttamente senza software proprietario.

Ognuno dovrebbe poter scegliere il software che vuole per il proprio computer.

Alcuni produttori hanno definito pratiche e procedure per ottenere il rimborso ma, per altri, gli utenti devono scrivere loro insistentemente e, come ultima spiaggia, instaurare una causa. Nel 2019, Luca ha iniziato una causa simile contro HP, ottenendo anche in questo caso, nel dicembre 2020, un giudizio favorevole. Diversi volontari della FSFE hanno condiviso la loro esperienza nell'ottenere il rimborso di Windows. Siamo estremamente grati a tutti loro, specialmente a Luca che ha anche condiviso la documentazione e le procedure nella pagina wiki per l'Italia.

Nonostante i molteplici ostacoli posti da Microsoft e dai produttori hardware, raccomandiamo a ciascuno, quando si acquista un nuovo PC, di chiedere il rimborso della licenza Windows non utilizzata. Queste pratiche subdole non devono prevalere, spaventando gli utenti e allontanandoli dal beneficio di essere liberi di utilizzare il software che più desiderano. Con un gesto profondamente motivante, Luca ha donato alla FSFE parte del risarcimento (15'000 euro), incoraggiando a battersi per i propri diritti.

Sin dalla sua fondazione nel 2001, la FSFE ha sempre lavorato per espandere l'utilizzo del Software Libero in Europa ed oltre. Con le nostre attività concrete, basate sui tre pilastri del nostro lavoro, ci concentriamo nel proteggere ed estendere i diritti dell'utente. Alcune delle nostre azioni rimangono attive per anni, altre sono mirate per sviluppi a breve termine, ma tutte sono parte della nostra missione: dare agli utenti i mezzi per controllare la tecnologia. Puoi parteciparvi anche tu e, insieme, possiamo cambiare in meglio il comportamento tenuto dalle grandi aziende high-tech nei confronti degli utenti del Software Libero.

«La decisione del Tribunale di Monza dimostra che è possibile rovesciare il comportamento inaccettabile dei produttori. Ciò che è stato tolto alla comunità del Software Libero le è stato ora ridato. Raccomando a tutti di combattere per i propri diritti!» - Luca Bonissi.

Ulteriore materiale

Uno speciale ringraziamento è dovuto a Luca per aver raccolto in modo molto metodico e ordinato tutta la documentazione delle cause relative al rimborso della licenza Windows.