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Il Consiglio esclude soggetti di rilievo per contribuire ad un'Europa interoperabile

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L'attuale bozza del Consiglio a riguardo della normativa su un'Europa interoperabile sta limitando il Consiglio Europa Interoperabile, escludendo parti interessate di rilievo dal contribuire ad un'Europa più interoperabile e innovativa. Manca anche una migliore formulazione nelle aree di monitoraggio e gestione dei fondi.

Edificio UE con le bandiere dei diversi paesi dell'UE

La normativa su un'Europa interoperabile mira a migliorare i servizi pubblici digitali tra i paesi di tutta l'Unione Europea. Questa proposta è attualmente in discussione nel Parlamento Europeo e nel Consiglio. Attraverso una richiesta Freedom of Information (libertà di informazione), la FSFE ha ottenuto l'accesso all'ultimo testo del compromesso (.pdf) del Consiglio.

Da questa bozza, è chiaro che il Consiglio sta cercando di limitare la partecipazione generale al Consiglio Europa Interoperabile ostacolando la possibilità di includere esperti e altre parti interessate come osservatori a questo consiglio. Non solo questo va nella direzione diametralmente opposta rispetto alla nostra richiesta di una maggiore inclusione di diversi parti interessate – in particolare la comunità del Software Libero – ma viene anche minacciata la posizione del gruppo esperto sull'interoperabilità dei servizi pubblici europei.

Questo gruppo esperto consiste esclusivamente di rappresentati di autorità pubbliche che nel 2021 hanno chiesto (.pdf) di lavorare «a stretto contatto con le diverse parti interessate». Alcune di queste sono «partner privati, enti locali (es. le regioni e comuni coinvolti), organizzazioni per la standardizzazione UE e altre organizzazioni internazionali (OCSE – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ONU, enti di standardizzazione internazionali, ecc.) come anche i rappresentanti dei cittadini a seconda del tema da trattare». Con la proposta attuale, nessuna di queste parti interessate potrebbe essere nemmeno invitata ad un incontro del consiglio né essere un osservatore, come invece proposto dalla Commissione Europea (.pdf).

Nemmeno il Parlamento Europeo farebbe parte del Consiglio Europa Interoperabile, cosa che il relatore del Parlamento, Ivars Ijabs – membro di Renew Europe – ha comprensibilmente cambiato nella propria bozza di resoconto (.pdf) suggerendo di dare un posto anche all'istituzione. Anche membri del Parlamento Europeo, come Jordi Solé per il gruppo Verts/ALE, hanno chiesto l'inclusione delle comunità del Software Libero, sostanzialmente in linea con le nostre richieste.

Il Consiglio non è inoltre riuscito a dare una definizione degli Standard Aperti, e ha fatto molto poco per migliorare il modo in cui verrà effettuato il monitoraggio dopo l'entrata in vigore di questa legislazione. Il Consiglio non ha preso atto della necessità di una adeguata allocazione di fondi per assistere le amministrazioni pubbliche nell'eseguire le attività che scaturiranno da questa legge. È stata perlomeno introdotta una definizione di "licenza Open Source" che include le quattro libertà [Art. 2 (8b)]. Questo sottolinea il forte collegamento tra Software Libero e interoperabilità.

Dal momento che il Parlamento Europeo delibererà sulla propria bozza a riguardo della normativa su un'Europa interoperabile, esortiamo i legislatori UE ad affrontare questa questione migliorando la proposta della Commissione, per assicurarsi una struttura amministrativa robusta e inclusiva nella quale diverse parti interessante, inclusa la comunità del Software Libero, possano far parte del Consiglio Europa Interoperabile. Per andare avanti, sono anche strettamente necessari un adeguato flusso di lavoro e valutazione del monitoraggio insieme ad un budget dedicato. In questo momento l'Europa ha la possibilità di spianare la strada per una legislazione che permetta un'amministrazione transfrontaliera efficiente e innovativa, riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dal Software Libero e dalla sua comunità nell'interoperabilità.